Esistono delle basi teoriche imprescindibili per poter operare con cognizione di causa in aiuto alla Persona.   

La professione del Pedagogista in quanto specialista dell’educazione e della formazione dell’essere umano è fortemente improntata sulla pratica del fare ma ogni atto professionale, ogni scelta d’intervento, ogni decisione tecnica e metodologica non può prescindere da una base teorica che offre la cornice di riferimento e dà senso alle azioni e alla pratica professionale.

1. Teoria dell’attaccamento, John Bowlby (1969) 

Perché rende conto di cosa significhi, per tutto il corso della vita, avere dei modelli di attaccamento primario validi o meno validi.  

Nella pratica professionale serve per capire il senso delle relazioni e a poter intervenire in senso riparativo su di esse. 

2. Psicologia dello sviluppo

La psicologia dello sviluppo è un caposaldo per comprendere le basi e i processi dello sviluppo umano dai primi giorni di vita all’età adulta. Conoscere le tipicità e le atipicità dello sviluppo motorio, comunicativo – linguistico, cognitivo ed emotivo, offre una cornice di riferimento fondamentale per conoscere le forze che agiscono sullo sviluppo e le variabili che potenziano i percorsi evolutivi.

Nella pratica professionale serve per comprendere il funzionamento dell’essere umano e ciò che ostacola o favorisce uno sviluppo armonico di tutte le sue dimensioni.

 3. Teoria della Working Memory, Baddeley 

Come funziona la memoria umana? Come si introducono nuovi dati di apprendimento? Perché ripassare è più facile che studiare? Come funzionano gli automatismi? Perché dimentichiamo? Come mai se vedo, sento, tocco, manipolo ricordo meglio che se leggo? 

Nella pratica professionale serve per favorire i processi di apprendimento, lavorare con soggetti in apprendimento e approntare strategie adeguate in contesti scolastici ed extrascolastici 

4. Teoria dello sviluppo cognitivo, Piaget (1967) 

Lo sviluppo cognitivo è un gioco di assimilazione e accomodamento che, passando per la fase senso-motoria, giunge al pensiero ipotetico-deduttivo adolescenziale. Piaget ci descrive come il cervello umano si estenda e si sviluppi lungo l’arco della vita. 

Nella pratica professionale serve  a “leggere” una diagnosi clinica e a progettare interventi che tengano conto del livello di sviluppo evidenziato dall’utente. 

5. Modello Evolutivo dei Bisogni, Ivano Marco Orofino

Nato da una ricerca-azione, il modello offre una classificazione approfondita dei bisogni comparandoli con altri modelli teorici e trovando forti connessioni con le conoscenze sull’attaccamento e sugli stili genitoriali indicando come si sviluppano i bisogni dall’infanzia all’età adulta.

Nella pratica professionale offre un punto di vista chiave nella conoscenza e nell’osservazione dei comportamenti della Persona e strumenti utili per impostare la relazione con l’altro e progettare attività e spazi adeguati.

6. Teoria dell’apprendimento sociale, Bandura (1997) 

Come impariamo? Quando impariamo? Bandura ci dice anche in che modo lo facciamo e con quali passaggi. 

Nella pratica professionale serve a comprendere come funziona il processo di apprendimento, le condizioni che favoriscono l’apprendimento, l’importanza e il ruolo dell’ambiente e delle condizioni più adeguate.

7. Teoria delle Intelligenze Multiple, Gardner

“Non è molto intelligente!” o anche “è intelligente ma non si applica!”, due affermazioni che alla luce delle ipotesi di Gardner perdono qualsiasi valore (se mai ne avessero avuto uno). Questo perché Gardner ci dice che non esiste l’Intelligenza, unica, monolitica e sola. Esistono LE intelligenze. Ne esistono ben dieci: Intelligenza logico-matematica, Intelligenza linguistica, Intelligenza spaziale, Intelligenza musicale, Intelligenza cinestetica o procedurale, Intelligenza interpersonale, Intelligenza intrapersonale, intelligenza naturalistica, intelligenza etica, intelligenza filosofico-esistenziale. 

Nella pratica professionale serve a trovare forme di supporto nuove e dinamiche: il mio utente presenta una difficoltà in ambito logico-matematico, bene, potrei fargli suonare uno strumento! O fare uno sport di squadra! Perché? Perché le intelligenze logico-matematiche, cinestesiche e musicali sono strettamente correlate e stimolare un ambito può avere ricadute precise e logiche sugli ambiti connessi. 

8. Teoria delle zone di sviluppo, Vygotskij

La distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale, che può essere raggiunto con l’aiuto di altre persone, si definisce Zona di Sviluppo Prossimale. È la zona dove il Pedagogista gioca il suo ruolo. È il “qui ed ora” che affonda le radici nel passato e volge lo sguardo al futuro. È il lavorare oggi con la Persona, memori della Sua storia personale, verso il domani. 

Nella pratica professionale serve a orientare tutto l’intervento pedagogico verso il miglior adattamento possibile della Persona con il suo ambiente di vita o, in altri termini, a dirigere il dispiegamento di ogni possibile potenzialità della Persona.

9. Teoria pragmatica della comunicazione umana, Watzlawick 

Le due tesi centrali: 1) il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie)  non esiste nell’individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui e:  2) è possibile, studiando la comunicazione, individuare delle ‘patologie’ della comunicazione e dimostrare che sono esse a produrre le interazioni patologiche”. 

Nella pratica professionale serve a collocare in una cornice più ampia problematiche  relazionali, a sviluppare consapevolezza sulle proprie modalità relazionali e a padroneggiare adeguatamente il colloquio in quanto strumento metodologico nelle mani del professionista.