La parola capriccio racchiude molti comportamenti e altrettante motivazioni alle sue origini. Come genitori e adulti dobbiamo allora esercitarci a leggere le situazioni di volta in volta.

Un’esperienza

una mamma di un bambino di 5 anni mi racconta: “io mio figlio al supermercato non lo porto più. Ogni volta una tragedia: tocca ogni cosa, scappa e mi chiede di comprargli tutto ciò che vede con conseguenti pianti, grida e lotte. Avevamo stabilito che poteva aiutarmi a scegliere la spesa ma fa troppi capricci e così è troppo stressante!”

Ovvio che andare al supermercato con i bambini piccoli può essere faticoso ma per far sì che tutto scorra nel migliore dei modi ed evitare di incappare in capricci comportamentali occorre organizzarsi e stabilire poche, semplici e chiare regole. Un necessario passo preliminare consiste nel chiarire prima di tutto a sé stessi i limiti entro i quali il proprio bambino può muoversi in base anche alla sua età e alla conoscenza che abbiamo di lui.

I bambini hanno bisogno di regole che possano esprimersi secondo un linguaggio positivo esplicitando quindi ciò che si può fare. Un esempio può essere quello di dire che al supermercato si cammina (invece di correre) che ci si può allontanare ma sempre fino a dove è possibile vedersi, o che si può scegliere insieme il tipo di biscotti per la colazione.

Se la mamma però comincia anche a fare domande del tipo: Allora cosa ti va? Vorrai mangiare il pollo o la verdura? Prendiamo questo o quello? Il bambino può cominciare a piangere e la mamma potrebbe addirittura incalzare con una domanda: perché piangi? Nel caso citato ad il bambino proponeva di comprare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro: dalla cioccolata al pollo, dalla bicicletta al diserbante per le piante e la mamma gli dice di no. Ma prima avevano stabilito che il bambino poteva aiutarla a fare la spesa … e allora?

I presunti capricci lamentati dalla mamma e la confusione che si crea hanno all’origine una mancanza di confini e chiarezza.

Il potere decisionale

Spesso implicitamente si attribuisce al bambino un potere decisionale che non può avere. Dare indicazioni chiare è sempre preferibile invece di fare domande perché le domande attivano sempre i capricci. Intendiamoci: domandare va sempre bene se è al fine conoscitivo quello che non bisogna fare è chiedere pareri al bambino sulle scelte educative e le decisioni che lo riguardano: vuoi andare a scuola in macchina o a piedi? Preferisci stare con la nonna o la babysitter? Andiamo al parco o in città? Vuoi mettere il cappello? Siamo noi adulti a dover fare preventivamente questo tipo di scelte e organizzarci in modo tale che siano funzionali e sostenibili. Perché?

Il pensiero reversibile

Il ruolo del genitore – adulto richiede che siamo noi a doverci assumere la responsabilità dell’educazione e delle scelte. Inoltre i bambini cominciano a sviluppare quel tipo di pensiero che permette di sintonizzarsi esattamente su cosa succede e capire e valutare le conseguenze delle loro azioni intorno ai 6-7-8 anni.

Alcune strategie per evitare i capricci

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